Osservando i suoi pazienti, Jung si accorse che, pur se sognavano spesso della loro vita quotidiana, il contenuto dei loro sogni e delle loro fantasie non era limitato alle esperienze di ogni giorno.

Notò infatti che spesso entravano in contatto con una simbologia antica della quale non possedevano conoscenze pregresse a livello conscio.

I loro sogni e le loro fantasie contenevano spesso temi mitici esistenti in culture che non avevano mai esplorato e che risalivano talvolta a epoche antecedenti alla nascita di tutti i loro familiari.

Fu questa intuizione a spingere Jung ad approfondire e introdurre il concetto di archetipo e di inconscio collettivo.

Archetipi e inconscio collettivo

Jung comprese che alcuni contenuti del sogno sono transpersonali, originati cioè dall’inconscio collettivo che è un immenso archivio di esperienza umane che affondano la le loro radici nella notte dei tempi, con temi  e immagini che si ritrovano a livello transculturale nel corso della storia.

L’inconscio collettivo è definito come una soffitta di antichi volumi con memorie preziose della storia di tutto il genere umano, che è parte di tutti noi.

Jung ha chiamato “archetipi” i temi che emergono dalla dimensione atemporale dell’inconscio collettivo. Si tratta di rappresentazioni simboliche e di aspetti universali dell’inconscio che ne costituiscono il contenuto e influenzano fortemente la persona perché di fatto è una comunicazione che l’inconscio trasmette alla mente conscia.

Teoricamente esiste un numero infinito di archetipi, anche se alcuni sono più frequenti e sono diventati i capisaldi della psicologia junghiana (il grande Saggio, la Madre, il Sè, l’Ombra per citarne alcuni).

Incontrare l’ombra

Una delle peculiarità dei sogni lucidi, è che ci permette di incontrare li nostri archetipi mantenendoci   consapevoli , spesso in forma personificata così che riusciamo a interagire con essi.

Questo significa che possiamo incontrare queste potenti rappresentazioni della nostra psiche in una forma molto realistica, fare amicizia con esse e avere accesso al loro incredibile serbatoio di energia inespressa.

Questa è a mio avviso una delle potenzialità più interessanti e più terapeuticamente valide, insite nella pratica del sogno lucido.

Ovviamente  possiamo stabilire questo contatto anche nello stato di veglia, attraverso  visualizzazioni attive, l’immaginazione o l’ipnosi, ma per quanto queste pratiche possano andare in profondità, raramente offriranno una manifestazione personificata dell’archetipo che se ne sta davanti a noi pronto a conversare.

Jung pensava che incontrare il sé superiore ci permettesse di di comunicare direttamente con l’eterna giovinezza cellulare contenuta nelle recondite dimensioni della mente e credo che l’ombra sia uno degli archetipi più interessanti su cui lavorare con il sogno lucido.

L’ombra è un concetto junghiano adoperato per descrivere le parti dell’inconscio costituite da tutti gli aspetti  indesiderabili della psiche che abbiamo disconosciuto, rifiutato, represso o negato. L’ombra comprende tutto ciò che non vogliamo affrontare di noi stessi: traumi, paure, tabù, perversioni e molto altro.

Secondo alcuni, l’ombra è l’unico archetipo che non abbiamo al momento della nascita ma che creiamo crescendo, ogni volta che reprimiamo una parte di noi.

Si tratta di un processo che inizia nell’infanzia, spesso con la vergogna della nudità appena ci accorgiamo che l’essere nudi è qualcosa che causa disapprovazione e da questo punto di vista possiamo ben capire perché il sogno o l’incubo sia uno spazio di espressione prediletta per l’espressione dell’ombra.

Diventare lucidi nel sogno, incontrando l’ombra, ci aiuta ad abbracciarla, integrandola, accogliendola, trasformando la sua energia, superando i propri limiti per entrare in uno spazio di profondo equilibrio psicologico.

Vale la pena ricordare che nonostante mediamente si attribuisca all’ombra una accezione negativa, questa contiene anche aspetti favorevoli di noi che siamo restii ad accettare.

L’ombra non è fuori di noi e non è pericolosa.

E’ semplicemente il nostro lato oscuro, un serbatoio di tenebra umana, un aspetto di noi che è sede di ogni creatività.

L’ombra è parte di noi e finché non avremo accettato che la sua oscurità non viene da una fonte di “malvagità”  al di fuori di noi, ma da una sorgente interna estremamente creativa, non potremo mai essere persone profondamente integrate.

L’interazione con aspetti ombra allo scopo di integrarli, e assimilarli, è parte di quello che Jung definisce “processo di individuazione, il muoversi verso l’integrità della psiche, uno degli obiettivi più ambiziosi del lavoro psicologico.

Attraverso l’integrazione trasformiamo ciò che pensavamo essere un demonio in ciò che è sempre stato: il nostro spirito divino, il nostro dáimōn.


Per Approfondimenti:

Blay R. “Il piccolo libro dell’ombra. Per scoprire il nostro lato oscuro”

Devereux P. “Lucid dreaming”

Richo  D. “Shadow dance, liberating the power of your dark side”