E’ facile diventare coraggiosi. Il metodo migliore è guardare a storie di coraggio di persone normali che attraverso il coraggio sono diventate speciali. Come spesso avviene, l’esperienza, cioè osservare la vita, puo’ servire più che studiare. E nel caso del coraggio è sicuramente così. Sapete perché? Perché il coraggio è contagioso. Non aspettatevi storie eclatanti e gesti clamorosi. Non aspettatevi solo grinta. C’è famiglia, c’è impegno, c’è futuro ma anche passato, c’è l’amore, c’è l’Italia, il mondo, la politica, c’è la speranza. Ma soprattutto c’è coraggio, fidatevi. Fatevi contagiare e poi diventate voi stessi coraggiosi.Questa Italia ha bisogno di coraggio.
Oscar Farinetti
Ogni volta è la stessa reazione.
Ogni edizione di BTO che ho vissuto, mi ha fatto lo stesso effetto: al secondo giorno, a un certo, punto, stacco.
Non riesco, è come se il mio corpo desse un allarme da sovraccarico, mi chiedesse di allontanarmi per svuotare.
Faccio un passo indietro.
Ho fatto l’albergatrice per 15 anni e di stimoli qui alla Fortezza (e prima alla Leopolda) ne ho sempre ricevuti a profusione, tornando ogni anno a casa con una forte spinta alla crescita che mi è sempre stata utile per continuare il mio percorso.
Quest’anno la mia valigia è ricca di spunti che vanno al di là della mia esperienza professionale e che vibrano e mi fanno vibrare di emozione.
Ma andiamo per gradi (maledetta voglia di condividere).
Quello che segue non ha la presunzione di essere un puntuale resoconto della densa e intensa due giorni fiorentina (a questo io credo ci pensino già il live twitting e lo streaming) ma solo un piccolo affresco delle mie sensazioni, in un susseguirsi di joyciano stream of consciousness, privo di immagini fotografiche, perché vorrei fosse una fedele copia del racconto che ne ho fatto in presa diretta sulla mia Moleskine.
Socchiudo gli occhi solo un po’ e mi torna in mente che il Sottosegretario al Turismo, Simona Giordani, che è intervenuta in tema di Agenda Digitale, ha ricordato che l‘innovazione è una forma mentis. Meraviglioso: ho subito pensato che in quanto a formazione abbiamo molto da fare, perché se l’Italia è un paese che ha uno straordinario patrimonio culturale e un gran cuore, pecca senza dubbio in consapevolezza, autostima (possiamo parlare di italico orgoglio?) e know how in campo turistico. Lo dico da albergatrice e con tutto il rammarico vissuto ogni volta che si è trattato di formare una squadra di professionisti del settore, con l’augurio che a questa terribile mancanza si ponga rimedio con una formazione che sia all’altezza di uno dei settori economici più importanti e sto parlando di conoscenze linguistiche in prima battuta (quindi, direi, di un gran bel back to basic) alle quali vanno affiancate tutte le technicalities del caso. Posso dire che Simona Giordani mi è sembrata donna capace e appassionata? Spero che le farraginosità burocratico istituzionali non ne spengano l’ardore.
Monica Fabris in “Nutrire l’Italia” ha fatto presente che sotto la coltre di neve della crisi e della mancanza di prospettive future, germogliano silenziosi semi di fiducia soprattutto nel settore agroalimentare (e mi è sembrato di sentire il profumo di basilico di cui ha parlato Oscar Farinetti nel video di apertura). Che poi, Farinetti ha pure detto che in questo paese c’è bisogno di semplificare e di mettere le persone giuste al posto giusto per pensare e agire localmente (sante parole: si può dire?).
Sempre a proposito di fiducia, posso dire che questa non mi ha mai abbandonata e infatti non ho dubitato un solo istante della qualità del lavoro di Paolo Ratto che ha analizzato i dati di analytics relativi alla videorisposta a Tripadvisor che ho realizzato lo scorso anno per l’Hotel Cernia: dall’esperienza con lui condivisa, ho capito che anche i numeri hanno un’anima, a patto di riuscire a metterli in correlazione (ma questo lo ha detto Mafe de Baggis meglio di me e che ha persino citato l’emozionante equazione di Dirac, per me più nota come quella dell’Amore, secondo la quale
Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti
Tra cartine, luoghi che sono pieni di “pozze”, ovvero popolati dei ricordi e delle emozioni di chi li vive quegli spazi, ho compreso che Pleens racconta e intercetta le storie delle persone nel loro rimanere (insieme a quelle dei camionisti che battono la pedemontana in cerca del vero amore): Filippo Pretolani è stato illuminante e uscita di lì, attraversando Piazza della Signoria, improvvisamente non ho più visto il David ma le scale sulle quali mi sono scambiata il primo bacio, non è meraviglioso? (Oddio, non so se Michelangelo la penserebbe come me).
A proposito di Michelangelo e di eccellenza culturale italiana: siamo sicuri che riusciamo a veicolarla al meglio? L’Italia è stata capofila nel mondo di bellezza, autenticità, eccellenza, possibile essersene dimenticati? Paolo Iabichino come sempre, mi ha fatto viaggiare con le immagini spettacolari di chi davvero fa la differenza (guardatevi il video “sussurrato” proposto da Patierno per promuovere una mostra del Canaletto attraverso un’opera emozionale costruita attorno a una sua opera). Insomma, gli esempi ci sono: vogliamo farci coraggio come suggerisce Farinetti e fare la nostra parte?
La direttrice del Mart di Rovereto Cristiana Collu, invece, mi ha ricordato che siamo tutti pellegrini e nomadi e che dovremmo riscoprirlo attraverso il viaggio, a patto che si impari a fare anche silenzio, che si sia quindi disposti ad ascoltare anche i tasti che non suonano e ad abbandonare la visione verticale della cultura calata dall’alto o che emerge dal basso, a favore del comparire di nuovi orizzonti, in una accezione orizzontale, appunto, del mondo, che sia capace di abbracciare le diversità e la complessità in un nuovo senso di comunità. Grazie a Cristiana Collu, ho anche avviato una personale e molto intima riflessione sull’opportunità dell’utilizzo di termini forti come “invadere” e “contaminare” che, se da un lato raccontano una giustificata esigenza di spezzare schemi mentali vecchi, dall’altra rischiano di approfondire il divario culturale tra chi la tecnologia la usa per condividere e chi la teme. La riflessione è aperta: si accettano consigli, io risposte come sempre non ne ho.
Il momento lacrima me lo ha offerto Gigi Tagliapietra, nella sala che si chiamava Visioni ma che dopo il suo intervento è diventata Vibrazioni. La musica che tutto pervade e che fa dello scambio e del contagio la sua ragion d’essere, è stata il centro di un percorso emozional acustico che ha toccato le mie corde, pizzicando ricordi, carezzando buoni auspici, facendomi entrare in vibrazione con il resto della sala, fino a farmi scendere calde lacrime di gioia, per tutto quel tumulto di bellezza condivisa che è esattamente al centro del tema Turismo. Ho sempre pensato che per “vendere le camere” dovessimo necessariamente comprendere chi vogliamo prendere per il cuore e come lo vogliamo fare convibrare con noi.
In questo tumulto di stimoli, ho compreso che talvolta viviamo in una sorta di costipazione verbale, in un rincorrersi di considerazioni argute e riflessioni condivise: il fatto è, che non tutto può essere spiegato e le parole non sono sempre e necessariamente il migliore e unico strumento attraverso il quale scambiarsi riflessioni.
Per me Bto2013 è stata una grande lunga vibrazione che mi ha aiutata a mettere a fuoco il senso del mio percorso professionale fin qui fatto, a comprenderne le debolezze su cui lavorare come le meravigliose opportunità godute e condivise, per riuscire spero a mettere a frutto questo grande dono in futuri e promettenti percorsi umani e professionali. L’emozione e l’entusiasmo suscitati nella platea attenta e partecipe durante l’intervento di Tagliapietra, mi hanno convinta che un’Italia che spera, che ha voglia, che ci crede e che ha coraggio c’è e si è data appuntamento in Sala Visioni, accrescendo in me la sensazione che davvero stiamo vivendo un momento di possibile cambiamento che passa attraverso il contagio emotivo (Dirac docet!) di esempi concreti di persone che ce la fanno o ce l’hanno già fatta e che BTO ha sempre il merito di riuscire a mettere in rete.
Un rammarico ce l’ho, quello di non essere riuscita ad ascoltare l’intervento di altri amici ma sull’ubiquità ho ancora da migliorare, ammetto, mentre su tutto vince la gratitudine (anche se non sono capace di fare mention e/o ringraziamenti ufficiali, chi di dovere sono certa che sappia e senta tutta la mia stima e il mio affetto) per un’organizzazione che quest’anno mi piace ricordare anche attraverso i tanti volti dei giovani, dei ragazzi in maglietta rossa, che si sono sempre presi cura di me, elargendo informazioni e attenzioni con simpatia e freschezza.
Ah, per finire un qualcosa che aumenterà il mio tasso di impopolarità, perché sono grata anche alle difficoltà di rete che mi hanno permesso di accantonare per un attimo i device e la voglia di partecipare alla conversazione su twitter, per fermarmi, ascoltare con attenzione, bere il succo di ogni discorso e riassaporare il piacere di fermare l’essenziale su un foglio di carta e di sentirmi, per dirla con Gigi Tagliapietra “al centro del mio suono” (e del mio cuore).
Grazie, quanto scrivi restituisce anche a chi non ha potuto essere presente atmosfera e sensazioni di quest’esperienza così densa. Tanti temi, tanti spunti preziosi, ora lascio decantare il tutto, riflettendo e lasciando che rechi frutti in sviluppi futuri. Buon lavoro!
marisa
Grazie Marisa, con l’augurio di poter condividere un giorno questi stimoli anche con te 🙂
ESSERE diversi è fatica e privilegio, dolore e gioia, sconfitta e gloria. Tu hai scelto di ESSERE e io ti ammiro.
Gioisamente ti sorrido di gratitudine 🙂
è una bella analisi, che completa le cose che non sono riuscita a seguire
Mi fai felice 🙂
Leggere le tue righe mi fa bene al cuore.
Come puoi immaginare avevo mille dubbi nel preparare il mio intervento, volevo che fosse utile, che dicesse cose non banali, che potesse far cogliere non solo la bellezza della musica ma la sua potenzialità per lo sviluppo del turismo ma che partisse da una forte motivazione interiore.
L’ho sentito sul palco e lo sento nuovamente leggendoti: il messaggio è arrivato e non è un messaggio “universale”, uguale per tutti, ma un suono che ciascuno interpreterà a modo proprio, con le proprie corde.
Grazie
Gigi Tagliapietra
In realta’ sono io che ringrazio per il bene che hai fatto al mio cuore. C’e’ un’Italia che spera, che fatica ma non si scoraggia, che sogna senza far perdere concretezza ai propri passi, che ci crede e che con coraggio sceglie. E’ un’Italia spesso lasciata ai margini della cronaca e del sostegno istituzionale, quasi questa desse fastidio, quasi come se la propositivita’ fosse guardata con sospetto.
Tu ti sei preso cura di quest’Italia che si e’ data appuntamento in sala Visioni, l’hai incoraggiata con sussurri e grida, pizzicandone le corde interiori, scuotendone gli animi gualciti, percuotendone ricordi ed emozioni ma soprattutto parlandole al cuore.
Io ti sono profondamente grata e viaggio col tuo messaggio di speranza al centro del mio petto.
Ti ho letta prima di averti vista. Ti ho vista appiattita su un portone laterale di Palazzo Vecchio quasi a mendicare silenzio e riflessioni. Ti ho scorta mentre non celavi emozioni e stordimento per parole che scherzosamente abbiamo condiviso. Ci siamo detti di stare attenti alle costipazioni. Come sia andata a finire nessuno lo sa 😉
Tu hai visto anzi hai sentito prima ancora di incontrarmi. Ti basti questa considerazione che contrasta la tanto decantata costipazione verbale e arriva, indovina? Dritta al cuore! A presto Filippo e grazie del tuo pensiero 🙂