Il dolore e la perdita

da | Apr 11, 2020 | Supporto psicologico

Stiamo entrando in un periodo di perdite inimmaginabili, che apre quotidianamente a scenari su mondi futuri possibili assolutamente inimmaginabili fino a qualche mese fa.

La nostra vita è cambiata nel profondo e non sappiamo niente di quello che sarà il nostro vivere futuro: sappiamo solo che siamo a contatto quotidiano con la perdita e il dolore.

Per  cercare di coltivare in noi i semi di un profondo e radicale cambiamento che possa metterci nella condizione di far fronte alla situazione che stiamo vivendo con maggiore agio, dobbiamo iniziare a fare i conti con il fatto che fino ad oggi abbiamo vissuto totalmente disconnessi dalla realtà, in un mondo illusoriamente controllabile, fatto di scuse e scorciatoie per non sentire ed evitare di entrare in intimità con la vita.

È probabile che questo accada a causa di  paura, conscia o inconscia, del dolore a venire così come di quello che attualmente c’è nella nostra vita.

La domanda che molti di noi si pongono oggi è: “Come sopporteremo questo dolore? “

In cuor mio però non sono convinta che il problema sia precisamente quello di capire come potremo sopportare il sul dolore, quanto  quello di comprendere nel profondo che ciò che crea disagio è il fatto che lo evitiamo e lo nascondiamo, lo mascheriamo da altro perché non vogliamo starci in contatto.

Credo che il senso di quanto ci accade e l’invito accorato che sta dietro questi giorni drammatici, sia quello di iniziare ad includerlo, il dolore, nella nostra vita, come parte integrante di un equilibrato senso di realtà.

 Il dolore è un buddha.

Il dolore ha punti di forza diversi dalla rabbia, perché l’acqua è diversa dal fuoco.

Molte culture contemporanee tendono a valorizzare ciò che alcuni considerano tratti maschili rispetto a ciò che alcuni considerano quelli femminili, il che significa che abbiamo imparato a valorizzare le  virtù infuocate a scapito di quelle liquide: dunque l’indignazione piuttosto che  dolore, l’ assertività al posto della  ricettività.

A volte mi chiedo se questo non accada perché l dolore è visto come un’espressione del nostro femminile (parafrasando la convinzione che “piangere sia cosa da bambine”, tanto per capirsi).

Il dolore ci mette in contatto con la nostra parte femminile nel momento stesso in cui   lo sentiamo e lo accogliamo, ed è probabilmente questa una delle ragioni per cui alcuni ne hanno paura.

La rabbia tende a essere provata individualmente  e stimola la nostra assertività  (non mi piace quello che ti sta succedendo e voglio cambiarlo), mentre il dolore tende a essere percepito  in relazione, ci connette agli altri, ci ricorda che siamo “uno”   (il tuo dolore è il mio dolore e me ne importa). 

Se valutassimo entrambi (rabbia e dolore), saremmo in grado di impiegare fuoco o acqua in base alle necessità.

Queste due emozioni potrebbero temperarsi a vicenda e combinarsi in modi ancora inimmaginabili e potenti.

Ognuno di noi sarebbe in grado di attingere più profondamente in se stesso per dare risposte utili  in risposta alla crisi.

Invece viviamo nell’impero della rabbia e a oggi abbiamo fatto poco spazio al dolore, rifuggendolo e tutto ciò che stiamo vivendo, anche oggi, è il risultato di una reiterata azione infuocata sul mondo.

Mi chiedo se almeno una parte della rabbia ardente così caratteristica del nostro tempo sia in realtà una difesa contro il dolore e cosa potrebbe accadere se ci educassimo a incontrarlo, se ci abituassimo a fare amicizia con il dolore, senza più bandirlo dalle nostre vite.

Il dolore è un buddha.

Il dolore è   lo spirito e il corpo di una stagione nel mondo, una stagione della mente-cuore.

Il dolore è un buddha, la gioia è un buddha, la rabbia è un buddha, la pace è un buddha.

Nei koan, siamo destinati a diventare intimi con tutti i buddha: arrampicarci su di loro, lasciarli salire su di noi, bruciarli per il calore, fare l’amore con loro, ucciderli, trovarne uno seduto al centro della casa. Non intendi curare il dolore buddha, né tu.

Dovremmo scoprire cosa significa far parte di una stagione della nostra mente-cuore, una stagione nel mondo, che è stata macchiata e tinta dal dolore, resa santa dal dolore.

Molto tempo fa, una giovane donna cui era morto il marito, si lasciò tutto alle spalle e andò in un monastero per chiedere aiuto.

“Che cos’è lo Zen?” chiese a un maestro che le rispose che il cuore di chi chiede è lo Zen: il suo cuore spezzato è il Buddha di quel tempo e quel luogo.

Incuriosita dalla risposta, la donna decise  di rimanere e scoprire cosa significasse questa risposta.

Seduta al buio, la donna fece  scorrere le dita sulla faccia del Buddha del dolore, imparandone i contorni, giorno dopo giorno, sempre meglio.

Nel tempo, scoprì che esisteva  una specie di grazia in quell’oscurità, con il dolore come compagna: una profonda umiltà, una profonda calma, un profondo ascolto, nato proprio dalle radici di un grande lacerante dolore.

Qualcosa risuona in quello che hai letto?

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CIAO, IO SONO FRANCESCA

Sono una psicologa clinica, forest bathing trainer e mindfulness counselor.
Ho approfondito il mio interesse per l’ecopsicologia con un master in Ecoterapia e Ecologia del profondo, ma soprattutto con la scelta di vivere in un bosco.

Attualmente sono specializzanda presso l’Istituto di Psicanalisi Relazionale e Psicologia del Sé a Roma.

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Ho una laurea magistrale in psicologia clinica e dinamica, nella quale ho approfondito i benefici dell’ecoterapia e delle immersioni sensoriali nel bosco, associati alla Terapia Focalizzata sulla Compassione di Gilbert e all’ecologia del profondo. Sono coautrice dell’articolo “La psicanalisi e gli spazi verdi”, contenuto all’interno del libro Salvarsi con il verde – la rivoluzione del metro quadro vegetale che mette in luce gli aspetti terapeutici della natura in una seduta psicoanalitica.

Mi sono diplomata facilitatrice del metodo Feeding Your Demons® con Lama Tsultrim Allione, che ne è la creatrice. Si tratta di una pratica che consente un lavoro approfondito sugli aspetti distruttivi della nostra psiche, con una lettura che integra lo Dzog Chen a un lavoro gestalitico sui blocchi interiori.

Lama Tsultrim è una insegnante di buddhismo di livello internazionale oltre che l’autrice di numerose pubblicazioni. Si concentra sugli insegnamenti di Dzog Chen e sul lignaggio di Machig Labdrön, fondatrice del lignaggio Chöd.

Al Tara Mandala Center, in Colorado (USA)  ho approfondito le relazioni tra psicodharma e psicologia occidentale  acura di Lama Tsultrim Allione, da cui ho ricevuto l’iniziazione alla pratica del mandala delle dakini, con un focus specifico sul femminile illuminato.

Sono insegnante certificata di EcoNidra, con un focus specifico sulle tecniche di rilassamento in natura a indirizzo psicosintetico e sulle pratiche di consapevolezza negli stati ipnagogici.

Sono allieva della Bert Hellinger Schule, una scuola di formazione orientata ai contenuti e alle intuizioni della Hellinger Sciencia®, la scienza di tutte le nostre relazioni, fondata da Bert Hellinger, padre delle costellazioni familiari praticate e insegnate in tutto il mondo.

Ho frequentato  il  Compassion Focused Therapy – Training di 1° livello del   “Compassionate Mind – Italia”, emanazione della Compassionate Mind Foundation Inglese di Paul Gilbert.

Ho coltivato il mio interesse per l’espansione degli stati di coscienza a scopo terapeutico,  frequentando l’Awakened Mind Training presso l’Arthur Findlay College, Londra (UK), dove tutt’ora approfondisco e pratico la mediumship.

Ho studiato e praticato il protocollo Mindfulness of Dream & Sleep con Charley Morley insegnante di sogno lucido e autore, tra gli altri, del libro Wake Up to Sleep: una guida pratica per trasformare stress e trauma e ristabilire un buon equilibrio emotivo. Il protocollo Mindfulness of Dream & Sleep aiuta a ridurre lo stress prima di coricarsi e  a ottimizzare la qualità del sonno.

Ho approfondito gli studi con Joanna Macy alla School for The Great Turning, che mette in evidenza i punti di incontro tra saggezza personale, ecologica e spirituale per rafforzare il self empowerment e incoraggiare la guarigione del pianeta.