Ho sempre raccontato il mio BTO.
Tornavo a casa, quasi sempre prima che finisse, perché a metà del secondo giorno sono sempre stata ubriaca di parole, di input e di riflessioni da riversare sul pc. Come ai matrimoni: quando mangi e bevi e parli e balli e poi, a un certo punto, esci a prendere una boccata d’aria, che tutte quelle cose non ci stanno dentro.
La prima edizione cui ho partecipato è stata quella del 2010: all’epoca ero una albergatrice stropicciata, sul punto di cambiare rotta e di affrontare i venti del mio cambiamento interiore. Il Web o meglio i Social avevano radicalmente migliorato, semplificato, ravvivato la mia comunicazione aziendale, non senza gli inciampi tipici di chi inizi a muoversi in questo mondo a istinto, senza una specifica formazione alle spalle ma con un importante carico di contenuti da trasmettere e condividere. Così ho aperto prima un profilo fake su Facebook, capendo in seguito che non si poteva fare, e cercato di giorno in giorno di rendere più consapevoli i miei Social passi.
A guidarmi, oltre al sincero desiderio di crescere, capire e migliorarmi, c’è stata la rete di contatti che nel tempo nasceva, cresceva, si consolidava in un sorprendente e magnifico alternarsi e mescolarsi di contatti online e offline. Primo tra tutti il fortuito incontro con Alessandra Farabegoli che passò a trovarmi un giorno in albergo e che da allora non ho più perso di vista.
Dispensatrice e di buon senso e buonumore, Alessandra mi ha guidata nel tempo in un processo di crescita e di acquisizione di consapevolezza, prendendosi cura della mia comunicazione, aiutandomi a riscrivere di sana pianta un sito web datato, trasformandolo in un efficace blog dal quale trovavo piacere a raccontarmi (grazie al supporto tecnico del buon Roberto Pasini aka Kalamun che pazientemente è riuscito a dare forma e struttura alla sostanza dei miei sogni personalizzando il WordPress su cui lavoravo).
BTO delle Isole (edizione ridotta ma con carattere, della più famosa kermesse fiorentina) fu per me l’occasione di stringere mani e incrociare sguardi vivi da vicino e di entrare in punta di piedi a far parte di quella che di fatto è diventata una famiglia in rete o una rete di famiglia che dir si voglia. Fu la volta di Paolo Iabichino (invertising io però l’ho fatto con tutta la mia vita, eh?!) così come del prof. Baggio (io il suo intervento di qualche anno fa che citava Matrix e la pillola blu/rossa, ce l’ho ancora stampato in testa ma questo lui non lo sa).
Gianluca Diegoli, altro incontro mirabile e indimenticabile, è stato mio ospite in albergo e da quei due mini giorni insieme è nata la consapevolezza che si, ci si può iniziare a intendere anche online perché poi, quando ci si incontra offline, non c’è proprio nulla da capire: la sintonia è già nata, prendiamone atto e beviamoci un bel bicchiere di vino insieme.
Miriam Bertoli poi fu una sorpresa assoluta per me: un giorno capii che mi aveva citata nel suo libro Web Marketing per le PMI (all’epoca per me il mondo del Web Marketing era un semi sconosciuto: dirigevo un piccolo albergo, che lavorava in una nicchia di mercato per lo più alimentata dal passaparola e tutto il resto era una eco lontana di discorsi fatti da “gente brava” mentre io zappavo in giardino) la notizia mi sorprese molto e mi fece felice: al BTO successivo l’avrei incontrata e, diciamocelo, io il suo cappotto giallo lo riconoscerei tra mille.
Nel tempo sono entrata a a far parte della famiglia Buy Tourism Online, godendo sempre della straordinaria accoglienza di Giancarlo Carniani (al Mulino è impensabile non sentirsi a casa per me) e di quella di Roberta Milano (che la prima volta che le strinsi la mano dopo averne letto a lungo, non mi capacitavo, giuro).
Robert Piattelli invece è stato proprio l’antesignano, l’apripista di questo percorso, perché venne per una giornata di formazione all’Elba, forse nel 2009, e per me fu folgorazione. Le intuizioni bislacche che avevo avuto usando i social e i benefici che in forma evidente mi stavano dando, non erano frutto della mia mente colorata ma si inserivano in una letteratura ben precisa e lui, con l’aiuto di Costanza Giovannini, venne a raccontarcelo sull’isola. Credo che non lo sappia (e quindi non diteglielo) ma è grazie a quella visita di Robert che decisi di iniziare a prendermi un pochino più seriamente in tutto, mal di pancia compresi: il resto è storia e le scelte che di lì a poco avrei fatto la raccontano meglio delle mie parole.
Con l’andare degli anni, BTO è diventata l’occasione di trovare o ritrovare persone, di dare un volto agli account che più mi hanno emozionata (@svoltarock @filippopetti vi dicono niente? per me sono compagni di viaggio presenti nella distanza e affini nonostante ci leghino di fatto due cene e forse quattro chiacchiere in Main Hall) o per ascoltare gli incantatori della comunicazione come Mafe, Filippo Petrolani e Gigi Tagliapietra (ho ancora la sua musica che fa girare il mondo nelle orecchie).
Last but not least ci sarebbero pure un certo Paolo Ratto che lo scorso anno mi ha portato a fare un giro nel Dark Social insegnandomi che anche i numeri hanno un cuore e quel Rocco lì che quando scrive (che c’ha il dono nei polpastrelli, sia chiaro) per me è subito profumo di pasta di mandorle e polpette di mia nonna Carmela.
Si, certo che penso a Laura e a Sergio Cagol: qualche scambio, un paio di tweet (e poi un Muse che ho visitato grazie ai loro racconti, diciamolo: quanto basta per “sapersi”) e una Annamaria Anelli a caso, che porca paletta manco stavolta ho visto.
In questo elenco che mi rendo conto essere infinito di nomi, volti, ricordi e incontri, ci sta tutta la consapevolezza, che ogni fine novembre rinverdisco alla Fortezza da Basso, che la rete, come la vita offline, si nutre non tanto di frequenza, quanto di presenza. Non ho contatti quasi con nessuna delle persone che ho citato. Vite frenetiche e stivate, sull’orlo di una crisi di post, ci tengono al largo dal quotidiano sentirsi.
Mi è impossibile con loro come con la stragrande maggioranza di affetti e persone che per me contano e con le quali ho relazioni offline. Prendiamone atto, è una realtà da conoscere: manca il tempo materiale per condividere esperienze e racconti ma proprio la rete, questo spazio liquido di condivisione, permette in realtà di sentirsi e di sapersi, di vedere che Rocco muore di freddo a Milano (o a Bergamo, non mi ricordo più), che Alessandra è diventata una rossa tutto pepe e che Anna è in partenza per Parigi con Gianluca.
Non è bellissimo? Non avrei tempo altrimenti di sapere e di saperli, di partecipare anche se in forma silenziosa e un passo indietro, alla vita di tutte queste persone che in un modo o nell’altro sono entrate nella mia e lì stanno, a dispetto delle distanze e degli inciampi. Vogliamo davvero chiamarlo virtuale? Io ogni mattina apro le finestre sulle loro piazze, butto un occhio: il tempo di un caffè, a volte di due chiacchiere e me ne torno spedita nella mia vita ma arricchita dalla loro.
Non ci crederai ma mi sento comunque piena, come dopo un banchetto nunziale: si, quello lì che ogni anno a cavallo tra Novembre e Dicembre ha luogo alla Fortezza da Basso. Piena di storie e di visi, di notizie e di racconti perché io a BTO c’ero nel senso più bello potessi sperare, ovvero nei racconti di Miriam e di Alessandra e di quei tanti che, confesso, con un po’ di sorpresa da parte mia, si son fatti vivi con un tweet o con un post con dentro un sorriso.
Viva gli Sposi!