Il coaching è questione di scale a pioli

da | Mar 2, 2016 | Supporto psicologico

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Alzi la mano chi  ha sentito parlare almeno una volta di coaching nell’ultimo anno.

Non dirmi che non l’hai alzata, non ci credo!

Qui è dove ti dico la mia su questa professione che alcuni intendono a rischio di inflazione e che io ritengo non lo sia, a patto che chi la interpreti non rinunci mai ad aggiungerci il proprio valore aggiunto ( il che, a ben pensarci, vale per tutte).

Partiamo da un dato di fatto: i nostri anni ballerini, la totale mancanza di punti di riferimento e si, dai, mettiamocelo il postmodernismo.

Non c’è ambito del nostro vivere che non sia toccato dal cambiamento ma la nostra mente fatica ad abitare l‘incertezza, ha bisogno di regole, le ricerca incessantemente e oppone una certa resistenza quando si tratta di vivere nella sospensione e nell’incertezza.

Il precariato esistenziale in cui viviamo, fa pesantemente a cazzotti con il nostro modo di pensare: motivo per cui sempre più spesso ricorriamo a  professionisti in grado di   accompagnarci lungo la via che ci stimolino a trovare in noi le risorse necessarie a convivere nell’incertezza e nella mancanza di punti di riferimento certi.

Quella del coach è una delle professioni chiamate in causa durante i guadi incerti della vita e sempre più spesso se ne sente parlare con applicazioni varie.

Fondamentalmente “l’allenatore”  lavora nell’area “business” dello sviluppo delle risorse umane  e in quella “life” delle relazioni.

In entrambi i casi direi che  stimola alla conoscenza e all’acquisizione di nuove competenze e capacità attraverso l’esperienza, l’esercizio, la ripetizione delle buone pratiche.

E io come interpreto questo ruolo?

Tanto per cominciare posizionandomi a metà strada tra l’area business e quella life coaching. Questo perché credo che l’una richiami l’altra.

E il digital (coaching) che c’entra?

Per me il digital coaching è un allenamento specifico e  orientato allo sviluppo delle tue capacità comunicative, che puoi rispendere in ogni ambito della tua vita e non solo sul lavoro.

Imparare a comunicare il tuo  brand in modo efficace comporta inevitabilmente un lavoro sui tuoi contenuti e suoi tuoi valori, capace di portare alla luce tesori che sei stata brava a tenere nascosti.

Ogni esperienza di coaching inizia avvalendosi di uno strumento fondamentale: un obiettivo.

L’obiettivo è per me il piolo della scala con cui scegli di andare verso il tuo stato desiderato, lo strumento pratico che ti fa uscire dalla confusione e ti fa prendere la direzione che vuoi seguire.

Imparare a parlare in pubblico, gestire l’ansia davanti al capo ufficio, imparare a gestire il proprio tempo e a lavorare secondo uno schema di priorità o ancora dare un esame che si è rimandato svariate volte sono alcuni degli obiettivi al cui raggiungimento mi è capitato di lavorare ultimamente ma non credere fossero chiari ed espliciti sin dalla prima seduta.

Raramente chi si rivolge a un coach sa specificamente cosa vuole. Più spesso sa cosa non vuole ed è bizzarro ricordare che implicitamente sta creando delle connessioni neuronali involontarie in direzione di quanto NON desidera. E la vuoi sapere tutta? Così facendo sta creando le occasioni per attrarre a sé proprio quello che NON vuole!

Anche per questo è utile rimanere focalizzati su quello che ci piace, su quello che vogliamo non tanto per dare seguito a una corrente di pensiero positivo, quanto perché le neuroscienze ci indicano la via.

Pensare e verbalizzare una cosa crea un precedente nelle nostra testa, un collegamento che prima non esisteva che, a furia di essere ripetuto nel tempo, puo’ diventare un solco, una abitudine.

Uno degli esercizi per me  più interessanti che faccio fare spesso, è quello di consapevolezza linguistica.

Ti ascolti quando parli?

Quante doverizzazioni ci sono nelle tue frasi? Quanti non? Quante occasioni ti riconosci? Prova a pensarci, ora, qui: scrivi su un foglio quanti “devo” dici al giorno e prova a sostituirli sistematicamente con “posso” o “voglio” o “potrei” e ascolta cosa succede dentro di te.

Imparare ad ascoltarsi, familiarizzare con il proprio modo di costruire frasi e quindi pezzi di mondo, ha molto da insegnarci circa il nostro “dove siamo” e ci aiuta a capire “dove vogliamo andare”.

Molti mi obiettano che in realtà nella loro testa è tutto chiaro, che semplicemente le parole non escono come dovrebbero ma che questo non cambia la loro chiarezza interiore. Questo è vero a metà, nel senso che in questo ragionamento manca la parte fondamentale di ogni comunicazione: il ricevente.

Vale la pena ricordare che qualsiasi processo comunicativo si svolge tra un emittente e un ricevente e che nel corso dell’interazione questi ruoli vengono più volte scambiati. Cosa succede se, come nel caso che indicavo prima, l’emittente ha le idee chiare ma le esprime in modo confuso o distorto rispetto al suo sentire? Lascio a te lo spazio per la risposta.

La consapevolezza linguistica è una prima importante base gettata in direzione della persona che scegliamo di essere, considerato che le parole costruiscono il mondo in cui viviamo e l’universo di emozioni ad esso correlato.

Imparare a scegliere le parole è un esercizio di chiarezza per se stessi e per le persone con cui entriamo in relazione e aiuta a costruire obiettivi chiari, specifici e realistici e a muovere un primo passo fuori dalla confusione.

La confusione è di per sè un buon segnale quando si inizia un percorso di coaching: significa che qualcosa si sta muovendo, che stiamo mettendo in discussione orientamenti abituali e che percepiamo un cambiamento dentro di noi.

Quello che ti invito a fare durante le sedute di coaching è  costruire una scala a pioli (gli obiettivi specifici)  per raggiungere la vetta sperata (lo stato desiderato) avvalendoti di una energia che ti farà muovere i passi: la motivazione.

Lo stato desiderato è per me la vetta del percorso, che non è del tutto sotto il nostro controllo.

Ma di questo parliamo nel prossimo post 🙂

Hai mai fatto una esperienza di coaching? Ti è stato facile arrivare a un obiettivo specifico? Come è cambiato il tuo rapporto con il tuo linguaggio?

Se ti va di condividere  la tua esperienza, lascia un tuo commento: insieme il racconto si fa più vivace e vero.

 

 

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CIAO, IO SONO FRANCESCA

Sono una psicologa clinica, forest bathing trainer e mindfulness counselor.
Ho approfondito il mio interesse per l’ecopsicologia con un master in Ecoterapia e Ecologia del profondo, ma soprattutto con la scelta di vivere in un bosco.

Attualmente sono specializzanda presso l’Istituto di Psicanalisi Relazionale e Psicologia del Sé a Roma.

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Ho una laurea magistrale in psicologia clinica e dinamica, nella quale ho approfondito i benefici dell’ecoterapia e delle immersioni sensoriali nel bosco, associati alla Terapia Focalizzata sulla Compassione di Gilbert e all’ecologia del profondo. Sono coautrice dell’articolo “La psicanalisi e gli spazi verdi”, contenuto all’interno del libro Salvarsi con il verde – la rivoluzione del metro quadro vegetale che mette in luce gli aspetti terapeutici della natura in una seduta psicoanalitica.

Mi sono diplomata facilitatrice del metodo Feeding Your Demons® con Lama Tsultrim Allione, che ne è la creatrice. Si tratta di una pratica che consente un lavoro approfondito sugli aspetti distruttivi della nostra psiche, con una lettura che integra lo Dzog Chen a un lavoro gestalitico sui blocchi interiori.

Lama Tsultrim è una insegnante di buddhismo di livello internazionale oltre che l’autrice di numerose pubblicazioni. Si concentra sugli insegnamenti di Dzog Chen e sul lignaggio di Machig Labdrön, fondatrice del lignaggio Chöd.

Al Tara Mandala Center, in Colorado (USA)  ho approfondito le relazioni tra psicodharma e psicologia occidentale  acura di Lama Tsultrim Allione, da cui ho ricevuto l’iniziazione alla pratica del mandala delle dakini, con un focus specifico sul femminile illuminato.

Sono insegnante certificata di EcoNidra, con un focus specifico sulle tecniche di rilassamento in natura a indirizzo psicosintetico e sulle pratiche di consapevolezza negli stati ipnagogici.

Sono allieva della Bert Hellinger Schule, una scuola di formazione orientata ai contenuti e alle intuizioni della Hellinger Sciencia®, la scienza di tutte le nostre relazioni, fondata da Bert Hellinger, padre delle costellazioni familiari praticate e insegnate in tutto il mondo.

Ho frequentato  il  Compassion Focused Therapy – Training di 1° livello del   “Compassionate Mind – Italia”, emanazione della Compassionate Mind Foundation Inglese di Paul Gilbert.

Ho coltivato il mio interesse per l’espansione degli stati di coscienza a scopo terapeutico,  frequentando l’Awakened Mind Training presso l’Arthur Findlay College, Londra (UK), dove tutt’ora approfondisco e pratico la mediumship.

Ho studiato e praticato il protocollo Mindfulness of Dream & Sleep con Charley Morley insegnante di sogno lucido e autore, tra gli altri, del libro Wake Up to Sleep: una guida pratica per trasformare stress e trauma e ristabilire un buon equilibrio emotivo. Il protocollo Mindfulness of Dream & Sleep aiuta a ridurre lo stress prima di coricarsi e  a ottimizzare la qualità del sonno.

Ho approfondito gli studi con Joanna Macy alla School for The Great Turning, che mette in evidenza i punti di incontro tra saggezza personale, ecologica e spirituale per rafforzare il self empowerment e incoraggiare la guarigione del pianeta.