
Il bagno di foresta è un’esperienza intimamente collegata con i nostri paesaggi interiori, essendo un invito lento ad aprire i sensi e ad entrare in connessione profonda con la Natura e noi stess*.
Il respiro, nel suo farsi quieto durante un’esperienza di shinrin-yoku, si fa porta di ingresso di un mondo intimo e spesso poco conosciuto che pian piano si dischiude davanti a noi mostrandoci “chi siamo quando nessuno ci guarda”.
In effetti, a ben vedere, uno degli aspetti sicuramente più terapeutici del bosco è legato proprio al fatto che camminandolo, ci sentiamo immediatamente accolt* e accettat* per le persone che siamo.
Nel bosco cadono gli orpelli, le pose e i modi di fare figli di consuetudini che troppo spesso ci hanno visto “aggiustarci” e adeguarci alle situazioni silenziando la nostra intima (e potente) natura, barattandola con un facile consenso che ci mette a riparo da possibili conflitti, facendoci vivere infelici e scontenti, in un mondo di plastica.
Nel tempo, simili abitudini ci allontanano pericolosamente dal cuore pulsante (e verdeggiante) della nostra intima natura, infondendoci un diffuso senso di insicurezza, inadeguatezza, paura di scoprire in fondo chi siamo per paura di perdere chi amiamo.
In questo gioco al ribasso di noi stess*, il bosco si rivela un utile antidoto, curando, passo dopo passo, il nostro senso di inadeguatezza con disarmante semplicità.
In foresta non c’è niente da fare, da dimostrare.
Non abbiamo alcun risultato brillante da ottenere, nessun paragone dal quale uscire vittorios* e possiamo semplicemente riposarci in un diffuso senso di calma, benevolenza e accettazione profonda, osservando in momento il nostro panorama interiore.
Chiedere alla Terra che ci guidi, ci mostri , ci accompagni, significa allo stesso tempo fare un viaggio interiore nel nostro Sé profondo ma anche in quello esteso di fiumi, oceani, deserti, montagne e foreste di cui noi siamo parte e tornare a sentirci a casa nel mondo.
Entrare in relazione con le nostre profondità, significa risvegliare le metafore dei paesaggi che ci abitano dentro, rivendicando la nostra saggezza selvaggia che vive al centro del nostro stesso essere.
I grandi paesaggi del nostro pianeta sono i nostri avi e sono emersi dalla terra esattamente come abbiamo fatto noi e le loro energie evocano sentimenti profondi e potenzialità sopite, sia a livello conscio che a livello inconscio.
Abbiamo bisogno di connetterci alla Terra, alla sorgente dalla quale noi tutti proveniamo per chiederle che ci guidi considerato che Lei, la Terra, porta con sé la struttura fisica e psicologica di ogni essere vivente.
Perché una cosa è certa: 4 miliardi di anni di saggezza della Terra sono “impastati” con il nostro stesso DNA, ed è tempo di risvegliare la magnifica e potente geografia animica, tornando ad abitarla completamente, senza indugi.
Un bagno di foresta, da questo punto di vista, può diventare un più o meno esplicito invito a risvegliarsi all’antica coscienza ecologica della Terra che risiede in tutti noi e a cui possiamo sempre accedere.
Entrando dentro di noi, nelle profondità dei nostri paesaggi sommersi, attraversiamo la quiete dei deserti, il mistero delle foreste, lo scorrere dei fiumi e degli oceani, la forza delle montagne, la vastità delle praterie.
Quando ci colleghiamo alla nostra relazione profonda con la Terra, evolviamo.
Trasformiamo il nostro sé egocentrico e piccino in un Sé ECOcentrico molto più capiente.
Sono 5 i paesaggi archetipici da attraversare che considerati nel loro insieme, formano il viaggio dell’eroe.
DESERTO
Andiamo nel deserto per trasformarci.
Qua è il vento a fare il paesaggio come anche il dolore e la delusione, invitandoci a ripartorire qualcosa di nuovo. Nel fare il nostro pellegrinaggio in questo spazio ci spogliamo e incontriamo la nostra forza interiore.
FORESTA
Cosa vuol dire emergere dall’ombra? Cosa co sta perseguitando? Cosa vuole erompere? La foesta ci mette in contatto con il mistero: siamo più insicure ma più vive.
Tra luce e ombra, cielo e terra camminiamo senza sentiero scoprendo creatività, saggezza e risvegliando il nostro profondo senso del sé.
FIUME E OCEANO
Lo scorrere del fiume da direzione alle nostre vite .
Quando impariamo a spostarci dalle acque del desiderio superficiale, scopriamo una vitalità emotiva che emerge dalle profondità del nostro essere.
MONTAGNA
La montagna parla al nostro potere di dare forma alla nostra essenza in accordo a ciò in cui noi crediamo.
Senza l’ispirazione a percorrere spazi ampi, la nostra vita sarebbe vuota.
Le montagne, i rischi, i sacrifici collegati ad essa, colorano i nostri giorni.
PRATERIA
Nella prateria il fiume rallenta e diventa un ruscello costante che si offre agli animali perché si abbeverino ad esso.
La prateria è un invito a creare comunità. a celebrare e offrire gratitudine nel mondo, imparando a costruire relazioni con tutta la varietà umana.
Cinque paesaggi da attraversare, incontrare, conoscere e abitare sia fisicamente che interiormente attraverso le pratiche proposte durante uno shinrin-yoku, per tornare a occupare la totalità del nostro essere, vestire tutte le qualità emotive e psicologiche del nostro mondo interiore e metterlo nuovamente in relazione con quello che incontriamo fuori di noi.
Un viaggio dentro, per scoprirsi più capaci e rilassati a viaggiare “fuori”.
E se curare il mondo iniziasse da dentro?